L’implantologia del terzo millennio: la superficie nano tecnologica e il concetto di BoneBonding®
(Adesione Ossea)
L’ implanto-chirurgia orale ha ormai raggiunto livelli cosi alti di scientificità per cui i pazienti con vari gradi di mancanza dei denti naturali possono essere trattati con impianti osteointegrati che hanno un successo a lungo termine prevedibile e favorevole. L’implantologia dentale, in questi ultimi anni, ha conosciuto però una rapida evoluzione dei suoi protocolli operativi motivata dalla differenziazione dell’esigenza del paziente. Originariamente ci si rivolgeva allo studio dentistico per chiedere il ripristino di una dentatura mancante ed il clinico accontentava la richiesta tramite l’implantologia. Ma il drastico cambiamento avvenuto negli ultimi anni nel contesto socio-culturale moderno dei paesi più sviluppati ha reso l’aspetto maggiormente invalidante della terapia implantare rappresentato dai lunghi tempi di trattamento( 3-6 mesi di riposo funzionale, 1 mese di guarigione dei tessuti molli dopo la seconda fase chirurgica, 1-2 mesi per la finalizzazione protesica) e spesso dalla necessità di intervenire con interventi di trapianti ossei insostenibile per i pazienti a causa di problematiche legate a fattori lavorativi, funzionali, estetici o psicologici. Adesso la richiesta del paziente è di una implantologia in grado di ristabilire una condizione estetico-funzionale in poche sedute o addirittura, come nel caso di procedure chirurgiche a carico immediato, in una sola seduta
Nei protocolli avanzati di trattamento, cioè nei casi più difficili, un ruolo importantissimo è rivestito dalla struttura superficiale dell’impianto utilizzato. La tecnologia ha compiuto passi da gigante nel settore del trattamento delle superfici implantari aprendosi proprio di recente al mondo della nanotecnologia.
Il termine “Nanotecnologia” fu coniato nel 1976 da Eric Drexler, il quale definì così la nuova scienza: “una tecnologia a livello molecolare che ci potrà permettere di porre ogni atomo dove vogliamo che esso stia”. Le superfici nanotecnologiche rappresentano il confine estremo della tecnologia superficiale degli impianti endoossei dentali, perchè proiettano la riabilitazione implantoprotesica verso un confine di maggiore sicurezza da parte dell’utilizzatore nei confronti del paziente odontoiatrico.
Si è dimostrato che dopo circa 6 mesi dall’inserimento implantare, il tessuto osseo di nuova formazione “contatta” l’impianto (in titanio classico con superficie liscia) solo sul 30-40% della superfice implantare perché le cellule ossee non “possono” migrare su questa.
Si è riusciti a ottenere un esclusivo sistema di deposizione di nanocristalli di calcio fosfato sulla superficie impiantare. I nanocristali fungono da potenti assorbenti di una particolare proteina che se presente sull’impianto agisce velocizzando i processi di guarigione ossea sino ad un processo di adesione ossea importantissimo, così si giunge ad un particolare legame con la superficie denominato bone bonding (legame osseo) ossia una totale interdigitazione della struttura ossea dentro la superficie dell’impianto.
L’attivita’ scientifica del Centro Odontostomatologico San Luigi e’ da anni centrata sulla verifica e standardizzazione di tecniche chirurgiche alternative e dopo 30.000 impianti COSL è in grado, in molte situazioni cliniche e dopo una attenta valutazione delle condizioni generali e locali dei nostri pazienti, di poter risolvere i problemi della mancanza di elementi dentari con interventi molto meno traumatici dal punto di vista chirurgico e molto meno onerosi dal punto di vista economico. Si potrebbe parlare cioè della fase di mini-invasività del trattamento odontoiatrico implantoprotesico.
- Gli impianti corti: Con lo sviluppo di una superficie implantare bioattiva che determini una stimolazione dell’adesione ossea con aumento del livello di osteointegrazione sino ad un totale del 70-80%, l’utilizzo di impianti di dimensioni ridotte può aiutare il clinico a risolvere vari gradi di atrofie ossee (mancanza ossea) senza essere costretti a effettuare interventi chirurgici di trapianto di tessuto osseo. (circa 2000 impianti di lunghezza uguale o minore di 8.5 mm posizionati dal dott. G. Cannizzaro)
- Il carico immediato (in 4/12 ore): uno dei prerequisiti fondamentali dei protocolli implantari prevedeva per gli impianti una fase di assenza di carico fissato in circa 4 mesi nella mandibola e di circa 6 mesi nel mascellare superiore. La condizione puó diventare intollerabile nei casi di edentulismo totale (mancanza completa dei denti superiori o inferiori) dato che anche se una protesi immediata post-chirurgia provvisoria potrebbe essere confezionata, questa ha delle caratteristiche, almeno per le prime 4 settimane, di stabilità e di “tenuta” precarie. Inoltre spesso i portatori di protesi totali, proprio per il fatto che non “accettano” una protesi totale rimovibile (dentiera), possono giungere a situazioni di disagio psicologico che sono in grado di spingersi sino a vere situazioni di psicosi. In questi casi avere a disposizione una esperienza “unica” nel carico immediato associato ad un tipo di impianto rivoluzionario con superficie bioattiva che determini una velocissima guarigione nel punto di contatto tra osso e impianto, può realmente fare la differenza. (circa 10.000 impianti con carico in giornata posizionati dal dott. G. Cannizzaro)
- LA TECNICA FLAP-LESS “SENZA APERTURA DELLA GENGIVA”: quindi senza una ferita chirurgica e senza punti di sutura, oltre a tecniche di carico immediato, consentono la possibilita’ di completare la terapia in giornata fornendo la sera stessa la protesi definitiva al paziente. Nei casi piu’ complessi e’ utile la tecnica computer assistita, ossia l’utilizzo di una procedura chirurgica dove il computer aiuta il chirurgo nel posizionamento degli impianti.
In COSL è possibile una assistenza farmacologia in grado di ridurre l’ansia e lo stress del Paziente (sedazione cosciente).